Sono esposte anche opere conservate presso la Biblioteca umanistica della sede di Arezzo dell’Università di Siena alla mostra “Il colore dentro. lo sguardo di un artista del ‘900”, allestita a Sansepolcro e che ripercorre l’esistenza e la produzione artistica di Francesco Dindelli (Sansepolcro, 1917-1986), per molti anni ricoverato presso l’allora Ospedale psichiatrico di Arezzo, oggi sede universitaria del Pionta.
Il progetto espositivo “I colore dentro” è allestito, fino all’8 gennaio presso Palazzo Alberti a Sansepolcro, con l’idea di riportare alla luce la complessa opera artistica di Francesco Dindelli.
Disegni, dipinti, ceramiche, fotografie, oggetti – sono quasi 90 le opere in mostra – sono stati recuperati anche grazie ad una capillare ricerca sul territorio operata dal comitato organizzativo, la curatrice Alessandra Baroni, il Comune di Sansepolcro, l’associazione biturgense L’Accademia; tutto questo con i supporto di tanti prestatori, fra cui la Biblioteca di area umanistica dell’Università di Siena, che custodisce la donazione della famiglia, che va a sommarsi ad altre preziose donazioni avvenute negli ultimi anni: l’attività di ordinamento e inventariazione è curata – come tutta la Sezione archivi della Biblioteca – dalla dottoressa Lucilla Gigli con il coordinamento della direttrice della Biblioteca dottoressa Eleonora Bassi.
Tra i documenti conservati presso l’Archivio dell’Ex Ospedale neuropsichiatrico sono state rintracciate le vicende sanitarie di Francesco Dindelli. La cartella clinica testimonia la vita di Dindelli vista dalla parte dei medici che lo avevano in cura, raccontando delle sue reazioni durante il percorso di recupero psicologico che visse ad Arezzo.
La mostra espone molta della produzione di Francesco Dindelli, non solo per ricordare le dolorose esperienze della sua vita, prima prigioniero di guerra In India e Australia e poi ricoverato presso la struttura psichiatrica aretina, ma anche e soprattutto per evidenziare la sua straordinaria qualità artistica, il suo profondo interesse per il colore.
Agli anni del ricovero presso L’Ospedale Neurologico e Psichiatrico di Arezzo è dedicata la terza sezione della mostra, “Segregazione” in cui è presente un grandissimo numero di disegni datati dal 1959 al 1965 e realizzati a grafite, carboncino, matita nera, penna biro blu e penna nera su carta bianca o a quadretti. In essi sono raffiguranti i tanti volti e corpi dei degenti che con Francesco condivisero la contenzione e un destino di privazione della libertà, di emarginazione ma anche di auto-isolamento.
Preziosa l’opera di recupero effettuata dall’Università di Siena: presso la Biblioteca umanistica del Sistema bibliotecario di Ateneo si conservano i disegni compiuti durante i primi anni della sua degenza presso l’Ospedale psichiatrico di Arezzo dal 1959 al 1965.
«Forte è la vicinanza di Francesco Dindelli alla cultura artistica del Ventennio, in particolare di Rosai, Casorati, – si legge nel catalogo curato da Alessandra Baroni – ma anche all’avanguardia italiana di Morandi e Guttuso ai quali si allinea per lo sguardo commosso sui volti e le pose degli umili che sono spesso i soggetti dei suoi ritratti; ma anche per il valore plastico ed espressivo delle forme cromatiche nei suoi dipinti di nature morte, uccelli e vasi. Una visione fortemente tridimensionale caratterizza anche il vastissimo corpus dei disegni di Francesco da lui realizzati soprattutto tra il 1941 il 1965, negli anni della prigionia e della degenza presso l’ospedale psichiatrico di Arezzo (1959-1972), contrassegnati da una limitata disponibilità di mezzi tecnici che vedono però il consolidarsi di uno stile grafico assolutamente originale ed efficace nella sua forza espressiva».
La mostra è visitabile fino all’8 gennaio a ingresso ibero.