“Dio ci ama, vuole sempre il nostro bene, non ci abbandona mai. Siamo il capolavoro della creazione ed egli vuole tenere vivo il rapporto di alleanza con noi che ha sognato fin dall’alba del mondo”.
Il vescovo Riccardo Fontana inizia così la sua nuova Lettera pastorale, “Il fascino della vita cristiana – l’undicesima indirizzata alla Chiesa di Arezzo-Cortona-Sansepolcro -, presentata durante la celebrazione eucaristica, a conclusione del convegno pastorale diocesano (13-15 settembre 2021), e lo fa con un richiamo forte, accorato, perché possiamo farci vincere dalla speranza, esserne testimoni, interrogandoci – incessantemente – su cosa significhi essere cristiani.
Un appello reso ancor più evidente dal “grande sinodo che papa Francesco ha chiesto di avviare in tutte le diocesi del mondo, perché tutti possano riflettere sulla Chiesa, sui bisogni dei poveri e su cosa comporta essere cristiani”.
Ed è proprio il tema della sinodalità, evidenziata anche dal recente sinodo diocesano (2016-2019) e dalla pubblicazione del Liber Synodalis, l’elemento ispiratore e conduttore di questa ultima Lettera Pastorale, come sottolinea mons. Fontana, nella sua introduzione, “l’esperienza gioiosa del Sinodo Diocesano, nel dibattito e nel confronto delle varie idee, tutte rispettabili, ma talvolta non conciliabili tra loro, mi ha convinto a proseguire il dialogo sul territorio, con la mia gente. Ecco la ragione della seconda visita pastorale post-sinodale, già iniziata in alcuni Vicariati e in programma nei successivi”.
Una visita per stare vicino “ai miei parroci, encomiabili anche durante la pandemia: nessuno ha abbandonato il popolo” e per “aiutare a capire, individuando le priorità e i necessari adattamenti. Il Sinodo ci ha aiutato moltissimo a riflettere sulla nostra identità, rispettosa certamente del passato, ma rivolta decisamente al futuro che Dio vorrà farci costruire assieme”. E sempre “in un dialogo aperto con la popolazione locale, come il metodo sinodale ci ha insegnato a praticare”.
La Lettera pastorale anticipa, quindi, la riflessione su alcuni temi essenziali per essere attivamente popolo di Dio nella vita interiore, nella partecipazione e nella carità.
Occorre “tener vivo il dialogo con Dio attraverso l’ascolto della sua Parola” – sottolinea il vescovo Riccardo, cercando – con parole dirette, perfino intime – di avvicinarsi alla Sacra Scrittura con fede, affidandosi completamente a Dio e al Suo ascolto.
“La storia della Chiesa, dal nuovo Testamento ad oggi. Suggerisce un metodo, quello della lectio divina, che ha portato molti a capire e cambiare vita, con l’aiuto dello Spirito Santo, che è il grande protagonista di questo processo interiore”. “Occorre porre – continua il vescovo Riccardo – una specifica attenzione a non banalizzare la vita cristiana con il devozionismo che vanifica l’opera di Dio, mettendo al primo posto i nostri bisogni emotivi. In tutti i sacramenti il ruolo della Parola di Dio è fondamentale. I gesti illustrano, spiegano, confermano quanto è stato annunciato dalla Parola”.
Cosa è chiesto a noi cristiani? “Di fare come il Signore. La via della sequela ci chiede di essere ad un tempo come il buon Samaritano, che si fa carico dell’uomo incappato nei briganti, ma anche come gli Apostoli alla moltiplicazione dei pani, ai quali è chiesto di dare loro stessi da mangiare alle folle affamate e di fare come gli operai mandati nella vigna a lavorare”.
Dio non resta estraneo a questo processo che salva il mondo. E’ presente nella storia come il padre amorevole del figliol prodigo, ci attende alla fine della vicenda umana come il pastore che separa le pecore dai capri.
“La Provvidenza di Dio non ci abbandona, ci circonda del suo amore, suscitando in ogni generazione sempre nuove forme di carità. Egli dà un senso alla nostra vicenda di persone, la illumina e ci chiede, con amore, di riverberare luce in ogni circostanza della vita”.
Ci è chiesto, ripete ancora il presule, “di coniugare l’impegno personale con l’edificazione della comunità”. “Si tende a rifiutare la logica della partecipazione alla vita del popolo di Dio. Si stenta ad assumere i comportamenti che derivano da questa condizione che è, ad un tempo, un’esperienza di comunione: la Chiesa è il Corpo di Cristo, nel quale le membra hanno diverse funzioni per l’utilità comune”.
La Lettera Pastorale, articolata in 14 paragrafi, ricchi di suggestioni e di spunti di riflessione, coinvolgenti per farci assaporare il fascino della vita cristiana, si conclude con un messaggio del vescovo Riccardo, rivolto ai più giovani ”confido che i più giovani nostri figli siano ancora affascinati dall’ideale evangelico di spendere la propria vita per gli altri, perché solo così non sarà vuota ed insulsa. Ciascuno segua la strada alla quale Iddio lo chiama; ma nessun cristiano, in nessuna condizione di vita, potrà riconoscersi discepolo del Signore se non avrà messo al primo posto l’amore”.