Sono bastate poche parole per indignare il giornalista Bruno Vespa che, disturbato durante un viaggio in treno, sbotta al contestatore che lo definisce “uno dei più grandi professionisti della disinformazione”. “Ma vada a fare in culo“, è la reazione immediata di Vespa alle parole di Matteo Gracis, giornalista e fondatore del giornale online ‘L’Indipendente’ che con la scusa di un selfie con il giornalista Rai fa un video, che poi pubblica sui social, in cui definisce Vespa “megafono della voce dei padroni e della propaganda delle istituzioni”.
Ecco cosa scrive Gracis: “Eccolo qui Bruno Vespa, uno dei più noti rappresentanti e responsabili dell’informazione spazzatura che abbiamo in Italia. Ora, è vero che l’ho disturbato ma la mia contestazione come avete visto è stata educata, civile e del tutto pacifica, senza insulti né alcun gesto aggressivo, anzi mi sono anche scusato per l’incursione. L’ho contestato perché ritengo giusto e importante esternare a questi soggetti, che di norma sono abituati a gente che gli chiede autografi e selfie, che invece c’è anche qualcuno che li disprezza e che non ha timori a esprimere il proprio dissenso“. Prosegue Gracis: “I danni causati da pennivendoli simili, per me sono incalcolabili. Decenni di propaganda televisiva, di giornalismo sensazionalistico, di distrazioni di massa, che hanno rincoglionito e lobotomizzato intere generazioni di italiani. Una piccola e innocua contestazione simile, mi sembrava il minimo. E avete notato la sua risposta? Il categorico rifiuto, volgare tra l’altro, e l’incapacità a qualsiasi forma di confronto. Se dovesse succedere a me una cosa simile sarei estremamente curioso di capire i motivi, le ragioni e ascolterei volentieri la persona che mi critica. Ma questi non sono abituati a cose simili, è tutta la vita che camminano sui tappeti rossi e che da brave voci dei padroni, godono dei privilegi che spettano a chi esalta e serve le élite. Viva il giornalismo libero e indipendente. Viva l’onestà intellettuale. Viva i contestatori!”
Fonte
Agenzia DIRE
www.dire.it