Festival delle Nazioni di Città di Castello, al via le vendite dei biglietti per il concerto di Vinicio Capossela

Al via da domani, giovedì 10 settembre 2020, le vendite dei biglietti per il concerto di Vinicio Capossela a Città di Castello, in programma venerdì 18 settembre 2020 alle ore 21.00 in Piazza dell’Archeologia, nell’ambito del 53° Festival delle Nazioni. Il geniale cantautore, ‘ri-trovatore’, ‘immaginatore’ porterà nella cittadina tifernate il suo progetto Pandemonium. Narrazioni, piano voce e strumenti pandemoniali in trio con Vincenzo Vasi a theremin, vibrafono, percussioni e altre diavolerie e Andrea Lamacchia al contrabbasso.

I biglietti per il concerto (primo settore 30 €, secondo settore 25 €, terzo settore 20 €) potranno essere acquistati nella biglietteria di Città di Castello, presso la sede dell’Associazione Festival delle Nazioni (via Guglielmo Marconi 8), da giovedì 10 settembre a venerdì 18 settembre 2020 dalle 12.00 alle 15.00; sabato 12 settembre la biglietteria sarà aperta anche dalle 16.30 alle 18.30; domenica sarà chiusa. I biglietti potranno essere acquistati anche online, sul sito www.festivalnazioni.com alla sezione biglietteria: acquista online, entro mercoledì 16 settembre 2020. Per informazioni 075 8521142, 349 8092046, ticket@festivalnazioni.com.

Per consentire la registrazione degli accessi e il ritiro biglietti acquistati online sarà predisposto un unico ingresso da viale Leopoldo Franchetti entrata Giardino dei Frontoni su via Oberdan. L’accesso alla sede del concerto sarà consentito dalle ore 19.30 alle ore 20.30.

 

«Il demone a cui mi riferisco in questo Pandemoiumspiega Vinicio Capossela – è il dáimōn dei greci. L’essenza dell’anima imprigionata dal corpo che è il tramite tra umano e divino. Il destino legato all’indole, e quindi al carattere. Pan Daimon, tutti i demoni che fanno la complessità della nostra natura, tutte le stanze di cui è composto il bordello del nostro cuore. (Pan e Daimon, tutti insieme). Il Pandemonium è la somma delle nature nelle loro contraddizioni. Per esempio, ambire all’unione e allo stesso tempo coltivare la clandestinità, avere tensione alla spiritualità e dissiparsi nella carne, ambire all’unità e andare in mille pezzi. Un luogo in cui tutte le nature del nostro carattere hanno voce per esprimersi. Nature che generano cacofonia, il pan panico, la confusione del tutto quanto, l’entropia incessante che ci fa continuamente procedere e separare. Tutti i dáimōn, come in un vaso di pandora liberati nell’isolamento e nell’insicurezza che ci ha colti nella pandemia. Nuove e antiche pestilenze. Ma allo stesso tempo il dáimōn è l’angelo, l’entità che fa da ponte col divino. Perché un po’ di divino nell’uomo c’è, pure se impastato col fango e il dáimōn lo rimesta e solleva. Che musica fa il Pandemonium? Ho sentito parlare di questo enorme strumento, un grande organo fatto di metalli estratti dalle viscere della terra, dalle creature intraterrestri, i nani che battono e forgiano nelle cavità ctonie, il cui rimbombo ci raggiunge col brontolare del tuono, e provoca il frastuono. Il disordine continua il suo lavoro, fino nelle fibre dell’invisibile e ci modifica incessantemente. Noi cerchiamo di mettere un po’ di ordine, salvare qualche emozione pura, forgiandola in canzone e suonandola in solitudine. Una solitudine amplificata. Ci sono sì dei compagni: un rumorista intra-terrestre, Vincenzo Vasi, ma è lì per fare sentire la mancanza dell’orchestra, non per colmarla. Funge da amplificatore di echi nella solitudine della pancia della balena, durante l’eclissi. Amplifica le sue volte, le sue caverne e i suoi strati. Batte i metalli delle piastre del vibrafono e li fa espandere, come la goccia provoca cerchi quando cade. Suona le voci fantasma nascoste nel theremin e rigenera i suoni del mondo. Sarà con noi eccezionalmente a Città di Castello un altro grande compagno di viaggio: Andrea Lamacchia con il suo inseparabile contrabbasso. E poi c’è l’intimità del colloquio, così come è avvenuto nella distanza. La narrazione che svela le storie e gli scheletri negli armadi delle canzoni. Un repertorio scelto di volta in volta nei cunicoli scavati in trent’anni di canzoni. Questa è l’intimità che si propone il nostro incontro pandemoniale in musica nell’estate dei ruggenti anni Venti, Venti».

VINICIO CAPOSSELA

Cantautore, ri-trovatore, immaginatore, nato ad Hannover nel 1965, debutta nel 1990 sotto l’egida di Renzo Fantini con il disco All’una e trentacinque circa, che gli vale la Targa Tenco, premio che gli verrà attribuito altre quattro volte negli anni successivi. Dopo i primi dischi ‘pre-biografici’, come Modì (1992) e Camera a sud (1994), che ne confermano il talento in Italia e all’estero arriva Il ballo di San Vito (1996). Nel 1998 primo live con Kocani Orkesta: Liveinvolvo. Del 2000 Canzoni a manovella album di storia geografia e scienze. Nel 2004 pubblica con Feltrinelli Non si muore tutte le mattine. I lavori discografici successivi, Ovunque proteggi (2006), Da solo (2008) e Marinai Profeti e Balene (2011), si sviluppano intorno al mito, al rito, alla maschera, alla solitudine, all’epica, al destino, tematiche declinate in spettacoli di grande successo. Del 2012 Rebetiko Gymnastas, sorta di social club del mediterraneo sulle musiche dell’assenza, registrato ad Atene con musicisti di rebetiko. Il rebetiko come forma di resistenza culturale alla crisi è oggetto anche di Tefteri (il Saggiatore) e Indebito, film documentario realizzato con Andrea Segre. Nel 2013 nascita di Sponz Fest e produzione di Primo ballo con Banda della posta, lavori sulla musica popolare da ballo. Dal mondo rurale dell’origine Il paese dei coppoloni, candidato per Feltrinelli allo Strega (2015) e Canzoni della Cupa (2016), con la partecipazione di Giovanna Marini, Antonio Infantino, Los Lobos, Calexico, Flaco Jimenez a cui seguono due spettacoli teatrali sui temi dell’Ombra e dell’Inverno, un tour estivo di forte impronta folk, e una serie di pubblicazioni e concerti in diversi paesi del mondo. L’artista ha vinto il prestigioso Premio Tenco 2017. Nel 2018 tour con orchestra sinfonica nell’Orcaestra, e registrazioni di un nuovo lavoro. Di lungo corso, con collaborazioni inedite, sorta di cronache dal post medioevo, dal titolo Ballate per uomini e bestie. Ad aprile 2019 viene pubblicato il singolo Il povero Cristo che anticipa l’uscita del nuovo album. Il singolo è stato accompagnato dal video realizzato a Riace con la regia di Daniele Ciprì e la partecipazione straordinaria di Enrique Irazoqui e Marcello Fonte. Maggio 2019 vede Capossela impegnato nel tour americano Ballate per poveri cristi che tocca le città di Washington, Chicago e Detroit. Venerdì 17 maggio 2019 esce Ballate per uomini e bestie (La Cùpa/Warner Music), il suo nuovo progetto discografico, l’undicesimo lavoro in studio. Definito dal suo autore «Un cantico per tutte le creature, per la molteplicità, per la frattura tra le specie e tra uomo e natura», l’album è stato registrato tra Milano, Montecanto (Irpinia) e Sofia (Bulgaria) da Taketo Gohara e Niccolò Fornabaio, Alessandro Asso Stefana e Giuseppe De Angelis e si avvale della collaborazione di musicisti prestigiosi come Raffaele Tiseo, Stefano Nanni, Massimo Zamboni, Teho Teardo, Marc Ribot, Daniele Sepe, Jim White, Georgos Xylouris e l’Orchestra Nazionale della Radio Bulgara.

Hha ricevuto numerosi riconoscimenti per Ballate per uomini e bestie tra i quali la Targa Tenco 2019 per Ballate per uomini e bestie nella categoria Miglior Disco in assoluto i Rockol Awards come e il premio come Album dell’anno ai Rockol Awards. Il 14 febbraio 2020, nell’anno del trentesimo anniversario della sua carriera, esce in CD ed EP 10 il nuovo progetto discografico Bestiario d’amore (La Cupa/Warner Music Italy) presentato lo stesso 14 febbraio presso la Union Chapel di Londra.