Secondo l’attuale legge il 31/12/2021 scade la famigerata “quota 100”. Anche se dopo il vertice europeo di Bruxelles (lungo addirittura 4 giorni) qualche dubbio da parte dell’Europa sicuramente ci sarà e più di qualcuno spingerà affinché la fine di quota 100 sia attuata già alla fine di quest’anno, il governo molto probabilmente (con qualche mal di pancia da parte PD e di IV) lascerà che la legge segua il suo corso e termini pertanto alla fine del 2021.
Non sarà facile far digerire alla Commissione Europea proprio questa legge sulla quale sono piovute tante critiche dai paesi cosidetti “frugali” del nord europa ma alla fine la capacità del premier Conte di mediare otterrà il via libera anche considerando che alla fine del triennio il costo complessivo della legge nei tre anni sarà di circa 13 miliardi a fronte dei 20 miliardi previsti.
E poi…..
Senza alcun intervento dal 1 gennaio 2022 si tornerà alla odiatissima legge Fornero. La famigerata legge istituita sotto il governo Monti e che dal 2012 ha esteso a tutti il cosiddetto sistema contributivo. Pensione più alta a fronte di più contributi versati. Allungamento dell’età pensionabile a 67 anni e possibilità di pensione anticipata a 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini, oltre a una finestra di tre mesi. Quindi se non si interviene al più presto si potrebbe creare uno scalone addirittura di cinque anni.
Si passerebbe in una notte al 1/1/2022 dagli attuali 62 a 67 anni!! Bisogna pertanto fare un intervento sulle pensioni mediando tra le necessità di bilancio (covid, meno occupati e più pensionati) e le giuste aspettative dei lavoratori che dopo una vita di lavoro (sopratutto lavori usuranti) si aspettano una serena pensione e un assegno dignitoso. E’ un tema spinosissimo considerando che che nel bilancio annuale dello stato all’attualità di circa 850 miliardi l’anno, 500 servono per pensioni e stipendi della P.A. e 120 sono necessari alla sanità pubblica.
Al più presto cominceranno gli incontri governo-sindacati-confindustria-associazioni di categoria, ci saranno continue dichiarazioni di politici con la Lega di Salvini che si opporrà con tutti i mezzi alla naturale estinzione di “quota 100”, ci saranno dichiarazioni roboanti e in alcuni casi catastrofiche, ma alla fin fine la soluzione potrebbe essere meno problematica di quanto si pensa.
Si potrebbe attuare un sistema flessibile partendo da un’età di circa 62/63 anni, si uscirebbe dal mondo del lavoro prima in cambio di una minima penalizzazione annuale (nell’ordine del 1-2% annuo). Andando in pensione prima si usufruirebbe per più anni della pensione e si dovrebbero accettare pertanto assegni leggermente più bassi.
Non sarà facile anche perché gli assegni già di per se non altissimi anche a causa dei famosi coefficienti di trasformazione, ogni due anni diminuiscono, ma bisognerà trovare per forza una soluzione per uscire da questa impasse e dare agli italiani finalmente una legge più lineare, che eviti ingiustizie sociali come la legge Fornero che ha creato anche “ gli esodati”, persone che sono rimaste senza né stipendio né pensione, duratura e con la certezza del diritto, e che dia a tutti la possibilità di scegliere e programmare la propria vita conoscendo esattamente “le regole del gioco”.
di Mauro Marino
nato a Peschiera del Garda. Pensionato dal 1 luglio 2020 con quota 100. Per 40 anni all’Agenzia delle Entrate di Trieste. Appassionato di economia e pensioni