“I tamponi vengono effettuati con grave ritardo e gli esiti vengono comunicati male ed altrettanto lentamente: questo significa che ad oggi permangono ancora tutte le problematiche che ho sollevato la settimana scorsa, che agli appelli successivi degli altri colleghi Sindaci non sono stati ascoltati ma, soprattutto, che il protocollo di “quarantena” rischia di perdere totalmente significato.
Parto da un caso emblematico verificatosi alla scuola primaria di Pergine Valdarno per dar voce ai tanti genitori che ho ascoltato in queste ultimi due giorni. Il caso riguarda un bimbo frequentante la primaria della scuola di Pergine Valdarno, contagiato da covid-19 e che non ha avuto più contatti con la propria classe dal 2 di Ottobre, interrompendo l’attività scolastica. L’esito del suo tampone risultato positivo, però, è arrivato il 12 di Ottobre. A quel punto i termini dei dieci giorni di ipotetica quarantena da primo contatto erano già trascorsi. La classe ha continuato a frequentare regolarmente le lezioni ma, se il tampone fosse stato processato prima, forse ci sarebbero stati gli estremi affinchè anche i suoi 24 compagni di classe se ne stessero a casa in quarantena. Quarantena che si sarebbe appunto protratta fino al 12 di Ottobre. Ciò che risulta ancora più strano è che i compagni di classe siano stati convocati a fare anch’essi il tampone, con grande sconcerto dei genitori tutti, nella giornata di ieri, venerdì 16 Ottobre. Non metto in dubbio che il tampone venga effettuato, perché da protocollo il tampone sancisce la fine della quarantena: peccato però che tutti questi bambini la quarantena non l’abbiano fatta. La Asl non può far trascorrere così tanto tempo dal momento in cui il bambino si assenta dal nucleo scolastico (2 Ottobre) fino alla refertazione stessa del tampone (12 Ottobre). Bisogna assolutamente velocizzare le procedure altrimenti se si supera ogni volta la finestra temporale dei 10 giorni per avere un referto, e non mi riferisco solo all’ambito scolastico, risulta totalmente inutile la quarantena stessa come strumento di prevenzione, potremmo davvero limitarci alle procedure di igiene personale, mascherine e distanziamenti.
La domanda sorge spontanea e conferma la mia riflessione di qualche giorno fa: ma davvero si pensava di poter affrontare la seconda ondata covid-19 con lo stesso personale in organigramma della scorsa primavera? Davvero si pensava che senza potenziamento di personale, il sistema sanitario avrebbe potuto farsi carico dei nuovi contagi con scuole aperte, aziende aperte, locali aperti e libera circolazione di persone?”
Simona Neri