di Stefano Pezzola
L’attore Tim Robbins (Le ali della libertà, Cadillac Man, Mystic River, La guerra dei mondi, e tanti altri film in carriera) è apparso questa settimana sul podcast del comico britannico Russell Brand per denunciare la politicizzazione delle politiche sanitarie durante la pandemia, e per esprimere il disagio per la sua accettazione acritica della narrativa COVID-19 fatta dai media.
Nonostante avesse inizialmente accettato ed aderito alle richieste che gli erano state fatte, Robbins ha spiegato che i suoi incontri nella vita reale erano in contrasto con ciò che gli era stato detto sulla pandemia, sui manifestanti anti-lockdown e sui non vaccinati.
Ciò ha generato in lui un senso di dissonanza cognitiva, spingendolo a dubitare della narrativa ufficiale.
Robbins viveva a Los Angeles quando la pandemia ha colpito con la prima ondata.
“Indossavo la mascherina ovunque – ha dichiarato – mantenevo le distanze sociali aderendo a tutte le richieste che mi venivano fatte. E mi sentivo arrabbiato con le persone che non lo facevano“.
È stato soltanto quando ha visitato il Regno Unito che Tim Robbins ha preso atto di aver sbagliato ad accettare la narrativa ufficiale della pandemia senza porsi domande.
In Gran Bretagna ha notato che molte persone non aderivano alle richieste fatte dal loro governo.
“Ho pensato, beh, avranno una giornata difficile in arrivo perché stanno andando incontro a morte certa. Quando ho visto che in Gran Bretagna non c’era un enorme tasso di mortalità, dopo aver assistito personalmente a ciò che stava accadendo, ho iniziato a chiedermi sempre di più su ciò che ci veniva detto e se fosse vero o meno”.
La catastrofe paventata per i non vaccinati, che Robbins come tanti altri avevano accettato come verità dei media, non si era poi effettivamente verificata.
Comincia allora a chiedersi cos’altro non fosse stato raccontato in modo corretto.
L’attore ha ricordato di aver attraversato una protesta a Londra, a cui si era unito soltanto perché incuriosito.
“Ho visto il modo in cui venivano descritti dalla stampa, e non era vero – ha detto Robbins – “non erano nazisti del Fronte Nazionale. Erano liberali e di sinistra, e persone che credevano nella libertà personale“.
Robbins ha iniziato a pensare che la pandemia fosse politicizzata negli Stati Uniti.
L’intervistatore aggiunge: “C’è molta più ideologia politica, piuttosto che saggezza, prudenza o onestà, quando si sente affermare ‘stiamo seguendo la scienza”.
Robbins allora risponde che: “all’inizio, quando c’era Trump, se eri un democratico non avresti preso quel vaccino perché era il vaccino di Trump. Quando poi i DEM hanno preso il potere, la narrazione è cambiata in maniera orwelliana: se non prendevi il vaccino diventavi un repubblicano. Penso che abbiamo perso molto di noi stessi durante questo periodo: ho sentito persone durante la pandemia dire, se non hai preso il vaccino e ti ammali, non hai diritto a un letto d’ospedale. Mi ha portato a pensare di voler tornare in una società in cui ci prendevamo cura l’uno dell’altro, in cui se il tuo vicino fosse stato malato, gli avresti portato un po’ di zuppa. Non importava quale fosse la loro politica, tu eri il loro fottuto vicino di casa. Coloro che disumanizzano e dividono gli altri spesso pensano di essere virtuosi: e così vedi qualcuno che era inclusivo, altruista, generoso, empatico, diventare improvvisamente un mostro. Congelare i conti bancari delle persone perché non sono d’accordo con te è una cosa pericolosa. È un mondo pericoloso quello che abbiamo creato. E dico noi, perché ne facevo parte, avendo accettato l’intera idea fin dall’inizio”.