La gabbia dei conigli di Tess Gunty

a cura di Roberto Fiorini

 

In una calda notte nell’appartamento C4, Blandine Watkins esce dal suo corpo.
Ha solo 18 anni, ma ha passato la maggior parte della sua vita a desiderare che questo accadesse.
Il perché e il come sono le domande a cui verrà risposto nel corso di una storia a più voci magistralmente orchestrata.
La nostra curiosità di lettori verrà stuzzicata ad ogni pagina che leggeremo, grazie a una varietà di tecniche narrative intelligenti: commenti ai necrologi, epistole e un capitolo composto esclusivamente da disegni a pennarello nero.

Dunque, la bella e intelligente Blandine, vive nell’appartamento insieme ad altri tre ragazzi, segretamente infatuati di lei.
Blandine, però, un po’ li disprezza, e senz’altro non li capisce.
Lei è innamorata del professore del liceo, decisa a raggiungere l’estasi per arrivare alla felicità ma anche occupata a gestire problemi quotidiani, come la piccola capretta che trova ferita nel parco e che decide di portare nel suo appartamento.

L’edificio dove si trova l’appartamento C4 ha visto tempi migliori ed è arrugginito all’esterno quanto lo sono le persone all’interno.
Gli inquilini si sentono senza scampo e senza prospettive, come si può esserlo solo in una cittadina del Midwest americano dove la depressione post industriale si mescola a speranze di rinascita quasi sempre disattese.
Tra gli abitanti del condominio – una madre alle prese con i primi vagiti del figlio e un’oscura ossessione, un ragazzo che cerca di vendersi su internet, una donna che si guadagna da vivere moderando i commenti su un sito di necrologi.
Blandine in quel condominio si sente prigioniera di una gabbia da cui sembra impossibile uscire, la gabbia dei conigli.

L’ambientazione principale de La gabbia dei conigli di Tess Gunty edito da Guanda è quindi la conigliera stessa, il condominio in cui Blandine esce dal suo corpo.

Il suo nome corretto è La Lapinière Affordable Housing Complex nella città di Vacca Vale, nell’Indiana, una reliquia di un luogo che, essendo sopravvissuto alla sua utilità per l’industria automobilistica, è stato lasciato decadere.
Rimangono solo una manciata di edifici incongruamente grandiosi e una falda acquifera avvelenata a testimonianza dei giorni di gloria dell’azienda automobilistica Zorn.
Zorn è chiaramente un’invenzione letteraria, così come Vacca Vale, ma i dettagli sono riconoscibili da chiunque conosca un po’ il malessere del cuore post-industriale dell’America, e soprattutto da chiunque abbia visto il documentario di Michael Moore del 1989 “Roger & Me” sul degrado di Flint, Michigan, dopo il ritiro della General Motors.
E per sottolineare il parallelo, Tess Gunty apre il suo romanzo con un’epigrafe tratta proprio da quel film.
L’epigrafe scelta non riguarda il declino economico o le iniquità del capitalismo.
Almeno, non direttamente.
Parla di conigli ed è stata pronunciata da Rhonda Britton, che è stata soprannominata la signora coniglietta dopo la sua apparizione nel film.
Se non li vendi come animali domestici, devi sbarazzartene come carne. Se non hai 10 gabbie separate per loro, iniziano a combattere. Poi i maschi castrano gli altri maschi. Si masticano le palle subito“.

Se questo è ciò che accade ai conigli in una conigliera, quale sarà il risultato quando si impacchetta un gruppo di umani in un condominio?
Tess Gunty viaggia attraverso le coscienze che occupano il complesso residenziale.
La coppia di anziani che litigano; il sessantenne triste che si risente delle donne con una rabbia unica per coloro che si sono impegnati in una discussione perdente.
La giovane madre che è terrorizzata dagli occhi del suo bambino, con la loro astuta e telepatica, accusa sul loro mancato legame.

Un romanzo ricco di idee dove tutti i pezzi della storia si bilanciano perfettamente.
I richiami all’arco narrativo principale regalano al romanzo il senso di un meccanismo invisibile a orologeria che lo rende perfetto ad ogni pagina.
Tante mosse audaci, prismatica e spesso ipnotizzanti come piccoli tasselli di una storia confinata interamente in una singola settimana estiva.

I muri del condominio sono così sottili che puoi sentire la vita di tutti progredire come radiodrammi.
E così Tess Gunty attraversa quei muri immergendosi dentro e fuori dall’unità C12, dove un vedovo di 60 anni controlla furtivamente le sue valutazioni su un sito di incontri.
Oppure dall’unità C10, dove un aspirante influencer vamp è pronto a mettere in atto il suo primo piano.
E ancora coppia di anziani al C6 che interpreta schemi secolari di conflitti domestici in un salotto fumoso di sigarette.
E poi Hope, la fragile giovane madre dell’unità C8 che lotta per legare con il suo neonato, trovando conforto nelle repliche di una sitcom dell’età dell’oro chiamata Meet the Neighbors.

The Rabbit Hutch riformula intelligentemente i cliché deprimenti di un’adolescente vulnerabile e di una figura autoritaria più anziana, rendendoli costantemente consapevoli dei ruoli che stanno interpretando.
Uno dei piaceri della lettura è l’utilizzo di un linguaggio ritmato, con ripetizioni magnetiche ed involucri noiosi della vita quotidiana.
La scrittura è davvero ricca e sorprendente.

Tess Gunty è nata e cresciuta a South Bend, nello stato dell’Indiana ed ha studiato scrittura creativa alla New York University, dove è stata allieva di Jonathan Safran Foer.
Il suo romanzo d’esordio ha ricevuto una grande accoglienza da parte della critica, vincendo il ­National Book Award, il Barnes & Noble Discover Prize e il Waterstones Debut­Fiction Prize.

Una storia d’amore raccontata senza sentimentalismi.

Un romanzo che racconta la fragilità e l’assurdità di essere persone nel mondo con tutte le segrete e le strane intimità.