Cento anni fa nasceva l’Arezzo calcio, o meglio quel famoso 10 settembre 1923 fu avviata la Juventus FBC di Arezzo che riportava addirittura i colori bianco e nero, tipici dello storico stemma cittadino con il cavallino rampante in scudo bianco, ma che a quell’epoca i fratelli Arpino, fondatori della società, decisero di applicare alle maglie per le loro simpatie legate alla già blasonata società calcistica torinese.
Subito, i colori cambiarono in maglia arancione con calzoncini e calzettoni neri, infatti negli archivi storici esiste una sola fotografia, praticamente introvabile, dei giocatori con indosso la primissima divisa a strisce bianconere. Già dagli anni successivi la società ha cominciato ad annoverare nella sua divisa i colori attuali, colori che sintetizzano nella sola parola “amaranto” l’unico riferimento alla squadra di calcio della città.
Tanti altri sport nei decenni successivi hanno applicato ad imitazione della squadra di calcio, questo colore sulle maglie sportive: nel basket, nel calcio femminile, nella pallamano, in altri sport o nelle squadre di calcio minori. Ad Arezzo il calcio è sempre stato lo sport prevalente, o meglio quello più seguito e poco è valsa la serie A toccata dalla scherma, dall’Hockey in line, dalla pallamano, dalla pallavolo, dalla ginnastica, o il primeggiare a livello nazionale ed internazionale in sport individuali come la boxe o il ciclismo.
Per cui mentre magari in altri sport la città eccelleva nella massima serie sportiva, l’aretino oltre a scordare il saracino scordava pure gli altri sport che davano lustro alla città.
L’Arezzo ha toccato più volte la serie D e addirittura la quinta serie regionale negli anni 50, ma nonostante questo non ha mai perso il suo fascino nel cuore degli aretini. Sono passati 100 anni da quel famoso 10 settembre al Caffè del vapore all’inizio di Corso Italia poco lontano da porta Santo Spirito, con i suoi nuovi bastioni creati dopo l’abbattimento del piccolo varco tra le mura avvenuto solo 30 anni prima.
Una squadra di calcio, l’Arezzo, tra le prime fondate in Italia con una storia di tutto rispetto che ha visto calcare il rettangolo verde del Mancini a Campo Marte prima, e del Comunale ribattezzato dal 2006 “Città di Arezzo” poi, da prestigiosi giocatori e allenatori che si sono fregiati anche dei più alti titoli mondiali come per esempio la Coppa del Mondo FIFA. Aggiungiamo a questo che alcuni di questi hanno deciso di scegliere Arezzo come la propria città dove vivere con la propria famiglia, anche se poi temporaneamente si sono trasferiti in club blasonati di grandi città. Tra questi nomi sicuramente spicca sicuramente il nome di Ciccio Graziani, campione del mondo 1982, che ha costruito la sua vita calcistica e familiare nella nostra città, pur essendo nato a Subiaco e cresciuto calcisticamente a Roma e Torino o Antonio Conte che ha scelto Arezzo per sposarsi o in ultimo, Corrado Pilleddu che proprio ieri ha suggellato la ricorrenza del centenario della squadra amaranto con il proprio matrimonio proprio qui e con un testimone di nozze d’eccezione come l’indimenticato mister Serse Cosmi. Ma tanti altri sono stati i giocatori che hanno scelto Arezzo per la propria vita privata, alcuni ritirandosi a fare altri mestieri altri a proseguire la carriera calcistica da allenatore o da dirigente, e spesso, li ritrovi allo stadio riconoscendo il suono della voce subito, perchè senti che l’accento e la cadenza ha sapore di nord o di sud.
Nonostante tutto questo attaccamento, la squadra raramente ha avuto una dirigenza e una proprietà duratura che l’abbia portata a toccare l’apice delle categorie calcistiche italiane come la serie A, un mito che quasi rassegnatamente è sempre rimasto un sogno per i tifosi da sempre irraggiungibile, anche perché quasi tutte le squadre capoluogo della Toscana almeno per una stagione sono riuscite a sperimentare l’esperienza della massima serie. Solo quindi all’Arezzo, al Grosseto, alla Massese, e alla Carrarese manca questo traguardo, per non parlare del palmarès che vede in bacheca solo due trofei: una Coppa Italia di Serie C e una Supercoppa di Lega di Serie C.
Arezzo, la Cenerentola. Una carriera condannata all’eterna serie C condita da qualche exploit in serie B purtroppo di breve durata (16 stagioni), ma con molte soddisfazioni. L’apice raggiunto dalla squadra amaranto infatti si limita ad un quinto posto in serie B nel 1983-84 a due passi dalla gloria della promozione in massima serie e al raggiungimento dei quarti di finale in Coppa Italia nel 2006-07 ai tempi di Floro Flores protagonista indimenticabile di un Arezzo-Milan terminato con la straordinaria vittoria degli amaranto con un suo gol che per un pelo non elimina i rossoneri di Ancelotti.
E come non dimenticare in questo secolo di storia l’impresa di un Aretino doc come Domenico Neri che dopo aver sbagliato un calcio di rigore contro il Campobasso in serie B riuscì a farsi perdonare l’errore clamoroso che avrebbe potuto condannare gli amaranto alla serie C, con una rovesciata ancora scolpita nella memoria di quelli che c’erano e di quelli a cui è stata raccontata. Che dire poi della prima partita amichevole tra professionisti di Diego Armando Maradona in Italia proprio al Comunale di Arezzo i primi di agosto del 1984 in una calda estate dove furono gli aretini nel primo tempo andare in vantaggio per ben due volte e dove i napoletani ribaltarono il risultato nella ripresa grazie anche alla presenza di Diego. Sempre lo stesso Maradona prima della fine di quello stesso mese segnerà il suo primo gol ufficiale in Italia proprio contro l’Arezzo in una punizione entrata nella cineteca del calcio sul cui pallone il grande Pellicanò non riuscì ad arrivare. La partita finì al San Paolo 4 a 1 e permise al Napoli di passare il primo turno di Coppa Italia.
Ma si potrebbero fare tantissimi nomi, quelli dei bomber sono infiniti: dai più prolifici come Pignattelli, Flaborea, Pecchi, Magi e Meroi, fino ai più recenti come Sella, Tovalieri, Benfari, Abbruscato, Pilleddu, Moscardelli, Spinesi, Frick, Bazzani, Scichilone, Battistini, Briaschi, Gritti e il già citato Floro Flores. Come non ricordare gli allenatori campioni del mondo o meno. I nomi famosi ancora riecheggiano tra le mura medicce: Cabrini, Tardelli, Conte, Chiappella, Angelillo, Marino, Sarri ecc. Quanti giocatori poi sono finiti in nazionale Pasqual, Ranocchia, Giaccherini, Carboni… per dire i primi che saltano alla mente.
Insomma una storia amaranto che ha da sempre innamorato i tifosi, e che passando da fallimenti, promozioni, radiazioni, trionfi, storie tristi come quella di Lauro Minghelli o al cardiopalma per una salvezza arrivata all’ultimo minuto o a una condanna ingiusta, ha sempre dato la spinta giusta per non mollare mai.
E allora buon compleanno Arezzo, ed altri 100 di questi anni e anche di più. Ci piace concludere tornando al solito sogno di speranza che ogni sportivo aretino tiene custodito nel suo cuore, con un passo del vecchio inno della squadra: “Se giungeremo fino in A gli sportivi sono qua”. Sono passati 100 anni ma questo non significa arrendersi, bisogna sempre crederci e riprovarci.