Sabato 28 ottobre si è svolto un gustoso incontro pubblico sul tema “Beato Carlo I° d’Asburgo. L’ultimo imperatore d’Europa. La Massoneria Europea contro l’Impero Asburgico” in Valtiberina con la presentazione del relativo libro edito dalle edizioni “Il Cerchio”.
I relatori Augusto Bianconi ed Adolfo Morganti hanno appassionato per un’ora e mezza i presenti nei locali della chiesa del Monte Santa Maria Tiberina con dettagliati episodi della vita di questo Imperatore poco conosciuto al grande pubblico.
Al termine dell’incontro ciascuno ha provato vivo piacere intellettuale nel raccogliere il messaggio, ancora attuale, che questo Imperatore ha consegnato alla Storia.
Parliamo di Carlo I° d’Austria perché è la dimostrazione di un cavaliere pacifico, “miles pacificus”, che esercita il potere al servizio del prossimo e non per il proprio interesse personale lasciandoci la fiducia che se ciò è potuto accadere una volta, è quindi possibile ripeterlo ancora oggi. Ecco spiegata la sua attualità.
Numerosi gli episodi a sostegno di questa alta visione dell’esercizio del potere al servizio del prossimo per promuovere il bene materiale e spirituale dei propri sudditi.
Diventato inaspettatamente Imperatore quando l’Arciduca Francesco Ferdinando, erede al Trono, e la sua sposa vennero uccisi a Sarajevo, Carlo è stato tra i pochi a cercare una soluzione pacifica al conflitto.
Missione irrealizzabile visto che la prima guerra mondiale realizzò il progetto di porre nel nulla la monarchia russa e quella asburgica
Un disegno sembrerebbe voluto dalla corona inglese con l’appoggio della massoneria europea per dissolvere i due imperi.
Carlo fu sempre attento ai diversi popoli e diverse religioni del proprio impero, contrario per principio alla guerra sottomarina, proibì per decreto il bombardamento di chiese e monumenti storici, preservando in tal modo la città di Venezia e tentò di bandire l’utilizzo dei gas asfissianti nella guerra di trincea non riuscendo nell’intento.
Malgrado le vere emergenze del periodo storico non ha mai diviso il popolo ed il 2 luglio 1917 quale ennesimo segno di pacificazione nazionale, non compreso da molti, Carlo concesse un’amnistia generale estesa anche ai crimini di guerra oltre che delitti materiali e ideologici propri di vari irredentismi.
Non abdicò e visse sempre intimamente la funzione ed il ruolo della responsabilità anche quando l’Assemblea Nazionale proclamò decaduta la Monarchia.
Dopo due tentativi di restaurazione Carlo e la moglie Zita ripararono in territorio portoghese dove, accompagnato da gravissime difficoltà economiche, morì nel 1922 nel silenzio, nell’indigenza e nel dolore provocato dalla malattia.
Al momento della Unzione degli Infermi Carlo chiese che vi prendesse parte anche il giovanissimo primogenito Otto per offrire al figlio l’esempio di una fede vissuta fino in fondo.
Il 3 ottobre 2004 Giovanni Paolo II° in una straboccante piazza lo dichiarava Beato della Chiesa Cattolica universale.
Carlo rimane un esempio in una società sbandata che parla alla coscienza di colui che assume Alte cariche suggerendo i toni i modi ed il fine che deve realizzare la gestione della Res Publica.