di Andrea Giustini
Circa una quindicina di giorni fa aveva suscitato approvazione, incredulità e, tanto per cambiare, discussioni, la notizia che Eugenio Giani, attuale Presidente della Regione Toscana del Partito Democratico, avesse “elogiato Matteo Salvini“. Tutto era partito dal leader leghista che, di ritorno da un incontro a Pisa presso l’Unione degli Industriali, aveva postato sui social un breve video dove il Presidente toscano, dal palco dell’evento, aveva detto di apprezzare il Ministro delle Infrastrutture, di condividerne la “logica del fare”.
«E se lo dice anche il governatore Pd della Toscana vuol dire che stiamo lavorando tanto e bene…» aveva commentato vittorioso Matteo Salvini nel suo post. In poco tempo la cosa aveva dato il via a tutta una serie di interpretazioni che da un lato vedevano Eugenio Giani come “asservito” o “venduto” al leghista e dall’altro narravano un Partito Democratico imbarazzato e senza parole per l’inspiegabile “gaffe”.
Ma ora è lo stesso Presidente a parlare delle parole enunciate lo scorso 17 aprile, distinguendo fra ciò che è notizia obiettiva e ciò che invece è una sua distorsione compiuta per qualche fine attraverso i social networks. Presso l’auditorium del Cto, durante l’incontro di ieri dal titolo “L’importanza del linguaggio nell’informazione in ambito sanitario tra privacy, prevenzione, pandemie e politiche dei sistemi sanitari“, organizzato dall’Ordine dei giornalisti della Toscana, Eugenio Giani ha detto:
«Vi ricordate di quando girò la notizia che mi ero sostanzialmente svenduto a Salvini? Ecco un esempio di uso dei social a fini strumentali. La comunicazione deve invece basarsi sui criteri dell’obiettività». In sostanza il Presidente della Regione Toscana dà la colpa a Salvini di quanto successo, citando tra l’altro anche la famosa “Bestia”.
«Salvini – ha continuato il Presidente Giani – ha la vocazione ad usare molto i social attraverso la cosiddetta ‘Bestia’. Ebbene, la frase che poi è rimbalzata su tutti i media è stata estrapolata dal mio intervento, dalle prime tre frasi che avevo pronunciato nei saluti istituzionali. In questi sei mesi io di lui condivido e apprezzo la logica del fare in cui mi ritrovo. Ho visto un piglio che sposo e mi piace – le famose parole poi riprese da Salvini -. Chi era lì ha ascoltato il mio discorso di venti minuti durante il quale avevo espresso impostazioni diverse rispetto a quelle del ministro Salvini. Ma la notizia ripresa poi da tutti era un’altra, distorta. Ecco, racconto questo per evidenziare quanto sia pericoloso un uso strumentale dei social. Oggi parliamo di sanità: pensiamo a cosa può succedere se ci discostiamo dall’obiettività».