di Eleonora Francini
Christmas is coming. Le vetrine addobbate dei negozi, i dolci tipici in esposizione nei supermercati, le luminarie spuntate in decine di città: in Italia si respira già aria natalizia.
E voi? Siete tra coloro che, seguendo la tradizione, non fanno l’albero di Natale prima dell’8 dicembre? Oppure già a novembre avete sistemato luci, palline e addobbi in casa?
A tal proposito, la scienza afferma che, specie dopo i periodi più complessi, volgere la mente alla festività più attesa dell’anno possa apportare importanti benefici psicologici.
Secondo quanto dichiarato nel 2017 dallo psicologo inglese Steve McKeown, “in un mondo pieno di stress e ansia le persone amano dedicarsi a cose che le rendono felici, e le decorazioni di Natale evocano forti sentimenti legati all’infanzia”. Lo studioso ritiene anche che addobbare la casa per le feste sia un modo per compensare le mancanze del passato, in particolare per chi non ha avuto una famiglia unita e magari oggi è riuscito ad averne una propria. Oppure semplicemente perché un tempo i problemi economici incombevano ed era difficile godersi la gioia del Natale. “Sebbene ci possano essere una serie di ragioni sintomatiche dietro all’ossessione per le decorazioni natalizie, il più delle volte alla base ci sono motivi nostalgici: rivivere la magia o compensare le negligenze del passato – ha aggiunto McKeown –. Tutto ciò di cui c’è bisogno è un piccolo link, come la stella che hai collocato sul tuo albero di Natale o una tradizione familiare annuale, per riportarci a quei ricordi felici”.
In breve: prima si fa l’albero, prima si torna felici, in quanto tali decorazioni rappresentano «un’ancora alle vecchie, eccitanti emozioni di quando eravamo bambini».
Sulla stessa linea la psicoterapeuta Amy Morin, a giudizio della quale «la nostalgia aiuta le persone a ricollegarsi al proprio passato e a comprendere la propria identità», perciò «guardare l’albero decorato fa venire in mente com’era la vita quando ancora si credeva in Babbo Natale. Per chi ha perso qualcuno, le vacanze fanno tornare la mente ai bei tempi passati».
Pertanto, chi riteneva eccessivo addentrarsi nel mood delle festività già tra ottobre e novembre dovrà forse ricredersi. D’altronde, non va nemmeno sottovalutata la trepidazione di recuperare il Natale dello scorso anno, purtroppo fortemente condizionato dalla pandemia. Quante persone lo hanno vissuto lontano dai propri cari o con la tristezza nel cuore per averli perduti.
Dunque, nella speranza di vivere delle festività migliori, come suggerisce McKeown possiamo dedicarci a “coltivare” quel bambino che vive dentro di noi e che, nonostante a volte lo trascuriamo e non ne teniamo conto, rimane sempre lì fermo a ricordarci i nostri bisogni più intimi. I nostri sogni più profondi.